giovedì 25 giugno 2020


PESSOA POESIE

LICANTROPIA
In qualche luogo i sogni diventeranno realtà.
C'è un lago solitario
illuminato dalla luna per me e per te
come nessuno per noi soli.
Lì la scura bianca vela spiegata
in un vago vento non sentito
guiderà la nostra vita-sonno
laddove le acque si fondono
in un lido di neri alberi,
dove i boschi sconosciuti vanno incontro
al desiderio del lago di essere di più
e rendono il sogno completo.
Là ci nasconderemo e svaniremo,
tutti vanamente al confine della luna,
sentendo che ciò di cui siamo fatti
è stato qualche volta musicale.



  L'ABISSO
Tra me e la mia coscienza
c' è un abisso
nel cui fondo invisibile scorre
il rumore di un fiume lontano dai soli,
il cui suono reale è cupo e freddo -
Ah, in qualche punto del pensare della nostra anima,
freddo e scuro e incredibilmente vecchio,
in se stesso e non nella sua dichiarata apparenza.
Il mio ascoltare è diventato il mio vedere
quel sommerso fiume senza luogo.
Il suo rumore silenzioso libera sempre
il mio pensiero dal potere del mio pensiero di sognare.
Una temibile realtà appartiene
a quel fiume di mute, astratte canzoni
che parlano della non realtà
del suo andare verso nessun mare.
Ecco! Con gli occhi del mio sognato sentire
io sento il non visto fiume trasportare
verso dove non va tutte le cose
di cui è fatto il mio pensiero - il Pensiero
in Sé, e il Mondo, e Dio, che
fluttuano in quell' impossibile fiume.
Ah, le idee di Dio, del Mondo,
di Me stesso e del Mistero,
come da uno sconosciuto bastione colpito,
scorrono con quel fiume verso quel mare
che non ha raggiunto né raggiungerà mai
e apparterrà al suo moto legato alla notte.
Oh, ancora verso quel sole su quella spiaggia
di quell' inattingibile oceano!
L’ALTROVE
Andiamo via, creatura mia,
via verso l'Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.
La luna che splende su chi
là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
dell'immortalità.
Lì si incominciano a vedere le cose,
le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,
là le canzoni reali-sognate sono cantate
da labbra che si possono contemplare.
Andiamo via, creatura mia,
via verso l'Altrove.
Lì ci sono giorni sempre miti
e campi sempre belli.
La luna che splende su chi
là vaga contento e libero
ha intessuto la sua luce con le tenebre
dell'immortalità.
Lì si incominciano a vedere le cose,
le favole narrate sono dolci come quelle non raccontate,
là le canzoni reali-sognate sono cantate
da labbra che si possono contemplare.
Il tempo lì è un momento d'allegria,
la vita una sete soddisfatta,
l'amore come quello di un bacio
quando quel bacio è il primo.
Non abbiamo bisogno di una nave, creatura mia,
ma delle nostre speranze finché saranno ancora belle,
non di rematori, ma di sfrenate fantasie.
Oh, andiamo a cercare l'Altrove

HO PENA DELLE STELLE
Ho pena delle stelle
che brillano da tanto tempo,
da tanto tempo...
Ho pena delle stelle.
Non ci sarà una stanchezza
delle cose,
di tutte le cose,
come delle gambe o di un braccio?
Una stanchezza di esistere,
di essere,
solo di essere,
l'essere triste lume o un sorriso...
Non ci sarà dunque,
per le cose che sono,
non la morte, bensì
un'altra specie di fine,
o una grande ragione:
qualcosa così, come un perdono?

SENSAZIONE
I miei pensieri sono qualcosa che la mia anima teme.
Fremo per la mia allegria.
A volte mi sento invadere da
una vaga, fredda, triste, implacabile
quasi-concupiscente spiritualità.
Mi fa tutt'uno con l'erba.
La mia vita sottrae colore a tutti i fiori.
La brezza che sembra restia a passare
scrolla dalle mie ore rossi petali
e il mio cuore arde senza pioggia.
Poi Dio diventa un mio vizio
e i divini sentimenti un abbraccio
che annega i miei sensi nel suo vino
e non lascia contorni nei miei modi
di vedere Dio fiorire, crescere e splendere.
I miei pensieri e sentimenti si confondono e formano
una vaga e tiepida anima-unità.
Come il mare che prevede una tempesta,
un pigro dolore e un'inquietudine fanno di me
il mormorio di un incalzante stormo.
I miei inariditi pensieri si mescolano e occupano
le loro interpresenze, e usurpano
gli uni il posto degli altri. Non distinguo
nulla in me tranne l'impossibile
amalgama delle molte cose che sono.
Sono un bevitore dei miei pensieri
l'essenza dei miei sentimenti inonda la mia anima...
La mia volontà vi si impregna.
Poi la vita ferma un sogno e fa sfiorire
la bellezza nel dolore dei miei versi.

LA MORTE è LA CURVA DELLA STRADA
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Non ha nido la menzogna.
Mai nessuno s'è smarrito.
Tutto è verità e passaggio.

AMO TUTTO CIO CHE è STATO
Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l'antica e erronea fede,
l'ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

LE ISOLE FORTUNATE
Quale voce viene sul suono delle onde
che non è la voce del mare?
È la voce di qualcuno che ci parla,
ma che, se ascoltiamo, tace,
proprio per esserci messi ad ascoltare.
E solo se, mezzo addormentati,
udiamo senza sapere che udiamo,
essa ci parla della speranza
verso la quale, come un bambino
che dorme, dormendo sorridiamo.
Sono isole fortunate,
sono terre che non hanno luogo,
dove il Re vive aspettando.
Ma, se vi andiamo destando,
tace la voce, e solo c'è il mare.

NULLA
Gli angeli vennero a cercarla
la trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l'avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l'amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall'alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
È vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.

FURTIVA MANO DI UN FANTASMA OCCULTO
Gli angeli vennero a cercarla
la trovarono al mio fianco,
dove le sue ali l'avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l'amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall'alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
È vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.

SE QUALCUNO..
Se qualcuno un giorno bussa alla tua porta,
dicendo che è un mio emissario,
non credergli, anche se sono io;
ché il mio orgoglio vanitoso non ammette
neanche che si bussi
alla porta irreale del cielo.
Ma se, ovviamente, senza che tu senta
bussare, vai ad aprire la porta
e trovi qualcuno come in attesa
di bussare, medita un poco. Quello è
il mio emissario e me e ciò che
di disperato il mio orgoglio ammette.
Apri a chi non bussa alla tua porta.

TRA IL SONNO E IL SOGNO
Tra il sonno e il sogno
tra me e colui che in me
è colui che suppongo,
scorre un fiume interminato.
È passato per altre rive,
sempre nuove più in là,
nei diversi itinerari
che ogni fiume percorre.
È giunto dove oggi abito
la casa che oggi sono.
Passa, se io medito;
se mi desto, è passato.
E colui che mi sento e muore
in quel che mi lega a me
dorme dove il fiume scorre –
questo fiume interminato.

Il 13 gennaio 1920 Pessoa compose questa desolata poesia:
Altri avranno
un focolare, qualcuno che sappia, amore, pace, un amico.
L'intera, nera e fredda solitudine
mi accompagna.
Per altri forse
vi è qualcosa di caloroso, eguale, affine
nel mondo reale. Il mio turno
mai arriva.
«Che importa?», dico.
Ma solo Dio sa che non lo credo.
Neppure un casuale mendicante sulla mia porta
sedersi vedo.
«Chi dovrebbe essere?»
Men non soffre chi lo riconosce.
Soffre chi finge di disprezzare la sofferenza
poiché non scorda.
Questo, fino a quando?
Solo mi consola
l'avere gli occhi che si vanno all'oscurità
abituando.

Contemplo il lago silenzioso
che la brezza fa rabbrividire.
Non so se penso a tutto
o se tutto mi dimentica.
Nulla il lago mi dice
né la brezza cullandolo.
Non so se sono felice
né se desidero esserlo.
Tremuli solchi sorridono
sull'acqua addormentata.
Perché ho fatto dei sogni
la mia unica vita?

……
No: non voglio nulla.
Ho già detto che non voglio nulla.
Non mi si venga con conclusioni!
L'unica conclusione è morire.
Non mi si venga con estetiche!
Non mi si parli di morale!
Mi si porti via di qui la metafisica!
Non mi si proclamino sistemi completi, non mi si elenchino conquiste
delle scienze (della scienze, mio Dio, delle scienze!) -
delle scienze, delle arti, della civiltà moderna!
Che male ho fatto io agli dèi tutti?
Se avete la verità, tenetevela!
Sono un tecnico, ma ho tecnica solo dentro la tecnica.
A parte questo sono pazzo, con tutto il diritto di esserlo.
Con tutto il diritto di esserlo, capito?
Non mi seccate, per l'amor di Dio!
Mi si voleva sposato, quotidiano e tassabile?
Mi si voleva il contrario di questo, il contrario di qualcosa?
Se io fossi un'altra persona tutti asseconderei.
Così, come sono, abbiate pazienza!
Andate al diavolo senza di me,
o lasciatemi andare al diavolo da solo!
Perché dovremmo andarci insieme?
Non mi si afferri il braccio!
Non mi piace che mi si afferri per il braccio. Voglio essere solo,
ho già detto che sono solo da solo!
Ah, che seccatura voler che io sia di compagnia!
O cielo azzurro -lo stesso della mia infanzia     eterna
verità vuota e perfetta!
O ameno Tago ancestrale e muto,
piccola verità in cui il cielo si riflette!
O amarezza rivisitata, Lisbona di un tempo e di oggi!
Nulla mi date, nulla mi togliete, nulla che io mi senta siete.
Lasciatemi in pace! Non m'attardo, che io non m'attardo mai...
E finché s'attardano l'Abisso e il Silenzio voglio stare solo!
….
Spero? No.
Dovrei Sperare?
Non lo so. Perché esisto lo ignoro,
Voglio dormire e dimenticare.
Se solo ci fosse un balsamo per l'anima
Capace di calmarla,
Condurla in una sorta di pace
Che, senza pensare,
Possa durare tutta la vita,
Che possa contenere tutti i pensieri -
Poi […]

La Poesia
Nella mia mente è scolpita una poesia
che esprimerà la mia anima intera
La sento vaga come il suono e il vento
eppure scolpita in piena chiarezza.
Non ha strofa, verso né parola
non è neppure come la sogno.
E' un mero sentimento, indefinito,
una felice bruma intorno al pensiero.
Giorno e notte nel mio mistero
la sogno, la leggo e riprovo a sillabarla,
e sempre la parola precisa è sul bordo di me stesso
come per librarsi nella sua vaga compiutezza.
So che non sarà mai scritta.
So che non so che cosa sia.
Ma sono contento di sognarla,
e una falsa felicità, benché falsa, è felicità.

Sogno
Era un luogo solitario
di silenzio e di luna.
Tutto come una laguna.
Non vi penetrava alcun affanno
tranne il vago deliquio del vento.
Paesaggio intermedio
tra sogni e terra.
Il vento si era placato, soffiando piano.
Ricche di alghe erano le acque
dove immergevamo la nostra mano.
Lasciavamo la mano vagare
nell'acqua non vista.
I nostri occhi erano abbagliati
dal meandro illuminato di luna
nello scenario della foresta.
Perdevamo lo spirito
del nostro quieto essere noi stessi.
Eravamo liberi come fate,
non avendo da ereditare
niente dall'essere.
Lì le fate e i folletti
imporporavano i loro strascichi illuminati dalla luna.
Lì per un pò conquisteremo
l'inafferrabilità dell'io
che non si può mai ottenere.

Episodio
Qualunque cosa sognamo,
ogni sogno è realtà.
Tutto quel che appare,
Dio lo fa visibile
e dunque è
reale come ogni cosa.
Tutto ciò che desideriamo,
lo otteniamo altrove,
ora, sempre ora, e qui
siamo ricchi dell'al di là.
Nel nostro sentirci io
autodiscerniamo Dio.
A volte penso che la speranza
possa tramutare tutto in realtà,
ma mi fermo, brancolo
e la vita, la paura e il dolore
è tutto ciò che resta.
Perché dunque queste pene,
quest'inquietudine che fa fremere
di una possibile gioia
tutto il dolore che colma
la nostra speranza fino a nausearla?
Perché tutto questo, perché,
se tutto è incerto?
Oh, concedetemi una brezza
su di un prato di questa terra,
e lasciate che quella brezza appaghi
benché io non capisca.
Per ogni angoscia c'è
un vago desiderio di felicità.

POCO IMPORTA DA DOVE LA BREZZA...
Poco importa da dove la brezza
trae l'aroma che in essa viene.
Il cuore non ha bisogno
di sapere cos'è il bene.
A me basti a quest'ora
la melodia che culla.
Che importa se, lusingando,
le forze dell'anima spegne?
Chi sono, perché il mondo si perda
dietro quel che penso sognando?
Se mi avvolge la melodia
solo il suo avvolgermi io vivo...

Guardando il tago
Ella guidò il suo gregge al di là delle colline,
la sua voce riecheggia verso di me nel vento,
e una sete per il suo dolore colma
in me quanto è indefinito.
Laghi spirituali cinti di rocce
dormono nel vuoto della sua canzone.
Lì la sua astersa nudità indugia
e guarda a lungo la sua ombra ristagnata.
Ma, di tutto questo, è reale
solo la mia anima, la sera, il molo
e, ombra del mio sogno di tutto,
il dolore di un nuovo dolore in me."

"Va': non hai niente da perdonare.
"Va': non hai niente da perdonare.
Sognare è meglio che vivere.
Ma vedrà il sorgere del sole
colui che lascia ogni cosa incompiuta;
il cui pensiero si allontana dal dover pensare
come il sostituirsi di una maschera.
Solo errerà attraverso valli ancora più verdi
di quelle che splendono dalle finestre
delle favole per bambini,
colui che pensa che il mondo si rinnova.
Solo per colui che siede e canta
presso gli steccati dimenticando la propria strada
il passero fatato spiega le sue ali
e i fiori magici crescono più rigogliosi.
Non troverà una mano che nutra
le fonti silenziose del suo desiderio.
Nessuno gli indicherà il ruscello dove
possa appagare la sete dell'infanzia.
Ma vallate più verdi dell'Oggi
e pensieri più cari del Lontano
busseranno alla sua finestra e sveglieranno
la sua freschezza altre seti da appagare.
Così come una silenziosa sartina seduta
alla finestra all'ora del tramonto
in un villaggio sconosciuto
egli non apparterrà a nulla di insano,
ma, incorporea come un augurio,
la sua anima attraverserà come un arcobaleno
i pascoli verdi - pioggia del suo perdersi
e la terra diventerà parola."

Sono pallido e tremo
Sono pallido e tremo.
Quale potere del chiar di luna
vibrante sotto il fiume
mi addolora così con diletto?
Quale incantesimo raccontato dalla luna
libera la mia anima intera?
Oh, parlami! Svengo!
Cede in me il dominio sulla vita!
Io sono uno spirito lontano, perfino
nel luogo sentito di me stesso.
O fiume troppo sereno
per la mia tranquillità!
O mal di vivere!
O tristezza per un qualcosa!
O luna - dolore che mi dai la consapevolezza
di essere inutilmente re
Nel magico confine di un reame muto,
in una solitaria terra lunare!
O sofferenza di un flauto che muore
mentre vorremmo che continuasse a suonare!"

Incantesimo
"Dalla sponda dei sogni illuminata dalla luna
tendo le mani vinte verso te,
oh, declinanti altri fiumi
che gli occhi possano pensare di vedere!
Oh, incoronati con la luce dello spirito!
Oh, velati di spiritualità!
I miei sogni e i miei pensieri piegano
i loro stendardi ai tuoi piedi.
Oh, angelo nato troppo tardi
perché ti incontri un uomo affranto!
In quale nuova condizione dei sensi
potrebbero le nostre vite unite sentire tenerezza?
Quale nuova emozione devo
sognare per pensare che mi appartieni?
Quale purezza della lussuria?
Oh, cirri della vite
attorno alla mia vagheggiata speranza!
Oh, sogno - pigiato vino - anima!"

1 commento:

  1. La mia preferita è
    ABDICAZIONE
    Prendimi fra le braccia, notte eterna,
    e chiamami tuo figlio.

    Io sono un re che volontariamente ha abbandonato
    il proprio trono di sogni e di stanchezze.

    La spada mia, pesante in braccia stanche,
    l’ho confidata a mani più virili e calme;
    lo scettro e la corona li ho lasciati
    nell’anticamera, rotti in mille pezzi.

    La mia cotta di ferro, così inutile,
    e gli speroni, dal futile tinnire,
    li ho abbandonati sul gelido scalone.

    La regalità ho smesso, anima e corpo,
    per ritornare a notte antica e calma,
    come il paesaggio, quando il giorno muore.

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