domenica 28 gennaio 2018




Il cavaliere Putignani, la signora Putignani, la signorina Putignani sboccarono in via Ripetta.Ivi il paterfamilias trasmise il comando della piccola brigata alla signorina Ilda, la qualecome più pratica dei luoghi, condusse il babbo e la mamma all'ingresso della Filarmonica.Il custode non divagò in interrogazioni vane, ma con fare sbrigativo domandò: "E' per ilpianoforte?" "Appunto" rispose il cavaliere, sbalorditoda tanto acume. Preceduti dall'indovino gallonato, i tre visitatoritraversarono la conventuale nudità di un lungo corridoio, entrarono nella saletta riservataai concertisti. Un divanetto rosso e due poltrone, si serravanocome naufraghi sull'isolotto rettangolare del tappeto.

Una piccola foresta di leggiilevava al soffitto i rami spogli. Un contrabbasso intabarrato dormiva con la spallaccia al muro.Pianisti curvi sulle tastiere come ciclisti in salita, violinisti con la guancia sul violino,violoncellisti con il violoncello tra le gambe costellavano le pareti. Una corona d'allorolasciava piovere i nastri ingialliti sul divano. "Ecco lo strumento" disse il custode, e conesperta mano scoprì la tastiera di un pianoforte nero e caudato.La signora Putignani ammirava la stupenda dentatura [...]."bisognerebbe provarlo" replicò il cavaliere, e chiamò: "Ilda!"Ilda era andata nel fondo della stanza, e per lo spiraglio di una portiera cremisi,spiava nella sala dei concerti. Solitario nella fredda luce che pioveva dall'alto, ilsuccessore del pianoforte spodestato riposava sul palco, sotto un camice di tela bigia."Ilda" ripeté il cavaliere "sonaci qualcosa. Ilda si schermiva: "Non so... non so..." etuffò il mento nel pettino magro, come gallinella che si spulcia."Come sarebbe! E 'Fremito d'Amore', e 'Ricordo di Capri', e 'Passano i Bersaglieri' che suonisempre a casa della zia Clotilde?" Ilda sculettava, torceva dietro la schienale braccette nude. "Lasci fare" intervenne sdegnoso il custode,e facendo scorrere il pollice da un capo all'altro della tastiera, suscitò un rivolo di noteche rintronò a lungo, si allontanò, si spense. I Putignani tacevano ammirati. Allora un altrorivolo di note, più sommesso e misterioso, echeggiò nell'adiacente sala dei concerti:l'addio del pianoforte giovane al veterano che partiva.L'indomani, le scale di casa Putignani risonarono orrende imprecazioni. Sotto gli sforzi associatidi una squadra di facchini, il vecchio pianoforte saliva a passo di lumaca.Sul pianerottolo del quarto piano, l'imprecante corteo si fermò: la scala si restringevaa tal punto, che non quel mastodontico strumento con tutta la coda dietro, ma non ci sarebbepassata la più esile spinetta. "Io non ce la faccio" dichiarò il caposquadra,intimidito dagli inquilini che si affacciavano alle porte degli appartamenti, il cavalierPutignani offrì mance sbalorditive. Il caposquadra si ammansì, e mediante unsistema di corde e di carrucole, il vecchio pianoforte uscì dalla finestra, oscillònel vuoto, si posò su una terrazza fiorita di gerani, entrò nel salotto di casa Putignani.Sotto lo sguardo compiaciuto del cavaliere e della signora Putignani, la piccola Ilda'faceva' le scale. Uno strazio.Scale maggiori e scale minori, scale melodiche e scale armoniche, scale a terze e scale aseste, scale a ottave e scale cromatiche. Un tormento.Finite le scale, la piccola Ilda attaccava gli esercizi di Pischna, molto indicati persciogliere le dita. Una tortura.Dopo gli esercizi di Pischna, l'inesperta pianista passava a una melensa sonatina diKullak. Un supplizio.Il vecchio pianoforte fremeva di sdegno. Lui che durante la sua gloriosa carriera era statotoccato dalle dita di dei Paderewski e dei Busoni, sentirsi addosso sul tardi dell'etàquelle manine inabili e mollicce! E nelle lunghe solitudini notturne, tra i puf di vellutoe i fiori di carta, tra il cane di bronzo con l'orologio in bocca, e la fotografia iningrandimento di Goffredo Putignani giovane in uniforme di bersagliere, il vecchio pianoforterievocava il passato. Dei tanti pianisti che aveva conosciuto, eraquel pianista scheletrico, non si sa bene se polacco o boemo, ma israelita comunque,che meglio di tutti lo aveva saputo dominare. Sotto il martellamento di quelle dita ossute,lo strumento, giovane allora e nel pieno delle forze, vibrava come creatura viva.Che momenti erano quelli! E quando il pianista, fradicio e traballante si alzava dalla tastiera,le corde fremevano all'uragano degli applausi. Questi ricordi rievocava il vecchio pianoforte,e nello spasimante desiderio di ritrovare sulla tastiera ingiallita il tocco delle gloriosedita, la sua carcassa scricchiolava come quercia in mezzo alla bufera, e una lontana, misteriosamusica correva le lunghe corde di metallo.Il commendatore Corpas che abitava al piano di sotto, incontrò per le scale il cavalierePutignani. "Ma lo sa, cavaliere, che la sua figliolaè una pianista straordinaria?" "Ha cominciato che è poco" rispose Putignanicon grato sorriso "ma è volenterosa e si farà"."Altro che si farà! È un genio, un prodigio! Ieri si stava a sentirla, io e la mia signora.Che forza! Che agilità! Che sentimento!" "Ieri?" ripeté dubitativamente il cavaliere.E aggiunse: "Ma se ieri eravamo a Frascati ..."Alle lodi del commendatore Corpas, seguirono quelle della signora Strua del terzo piano,poi quelle del notaio del secondo, del ragioniere del primo, dell'ostetrico del piano rialzato,della portiera, dei vicini. Putignani non dubitava più: la ricchezza gli sorridevae, impiegato all'Esattoria Civica, compilava mentalmente la lettera di dimissioni da mandarea quella carogna del capoufficio.È domenica. La famiglia Putignani ritorna dalla messa.All'altezza del secondo piano, un sospetto penetra l'animo del cavaliere. Al terzo, ilsospetto si converte in certezza. Al quarto piano, Putignani stringe a sé la moglie ela figliola. Sulla soglia di casa sussurra: "seguitemi in punta di piedi", e spalancala porta del salotto. Davanti ai tre membri esterrefatti della famigliaPutignani, il vecchio pianoforte ricanta l'antica gloria. I tasti balzano vertiginosamente,lunghi arpeggi corrono la tastiera, la cassa vibra come una caldaia, la coda oscilla comebalena in navigazione. E la musica cresce.I bassi si spezzano con orribili schianti, le corde si torcono come serpenti, i martellischizzano dalla cassa armonica, i feltri volano per il salotto.La musica sale al parossismo. Il vecchio pianoforte si rizza in uno sforzosupremo, oscilla a mezz'aria, abbatte la vetrata, ricade fracassato sulla terrazza.La musica è cessata. Fu così che in un tenero meriggio d'autunno,sopra una terrazza fiorita di gerani, il vecchio pianoforte chiuse la sua gloriosa carriera,sotto un cielo limpido, indifferente come l'occhio di una dea.

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